Saldi, i consigli del Codacons Vda per evitare fregature.

come-evitare-fregature-con-i-saldi-1-640x4911) Conservare sempre lo scontrino: non è vero che i capi in svendita non si possono cambiare. Il negoziante è obbligato a sostituire l’articolo difettoso anche se dichiara che i capi in saldo non si possono cambiare. Se il cambio non è possibile, ad esempio perché il prodotto è finito, avete diritto alla restituzione dei soldi (non ad un buono). Si hanno due mesi di tempo, non 7 o 8 giorni, per denunciare il difetto.

 

2) Le vendite devono essere realmente di fine stagione: la merce posta in vendita sotto la voce ‘Saldo’ deve essere l’avanzo di quella della stagione che sta finendo e non fondi di magazzino. Stare alla larga da quei negozi che avevano gli scaffali semivuoti poco prima dei saldi e che poi si sono magicamente riempiti dei più svariati articoli. È improbabile, per non dire impossibile, che a fine stagione il negozio sia provvisto, per ogni tipo di prodotto, di tutte le taglie e colori.

 

3) Girare. Nei giorni che precedono i saldi andare nei negozi a cercare quello che interessa, segnandone il prezzo; si può così verificare l’effettività dello sconto praticato ed andare a colpo sicuro, evitando inutili code. Non fermarsi mai al primo negozio che propone sconti ma confrontare i prezzi con quelli esposti in altri esercizi.

 

4) Consigli per gli acquisti. Cercare di avere le idee chiare sulle spese da fare prima di entrare in negozio: così si è meno influenzabili dal negoziante e si corre meno il rischio di tornare a casa colmi di cose, magari anche a buon prezzo, ma delle quali non si aveva alcun bisogno. Valutare la qualità dell’articolo guardando l’etichetta che descrive la composizione del capo d’abbigliamento (le fibre naturali ad esempio costano di più delle sintetiche). Pagare un prezzo alto non significa comprare un prodotto di qualità. Diffidare dei marchi molto simili a quelli noti.

 

5) Diffidare degli sconti superiori al 50%, spesso nascondono merce non proprio nuova, o prezzi vecchi falsi (si gonfia il prezzo vecchio così da aumentare la percentuale di sconto ed invogliare maggiormente all’acquisto). Un commerciante, salvo nell’Alta moda, non può avere, infatti, ricarichi così alti e dovrebbe vendere sottocosto.

 

6) Servirsi preferibilmente nei negozi di fiducia o acquistare merce della quale si conosce già il prezzo o la qualità in modo da poter valutare liberamente e autonomamente la convenienza dell’acquisto.

 

7) Negozi e vetrine. Non acquistare nei negozi che non espongono il cartellino che indica il vecchio prezzo, quello nuovo ed il valore percentuale dello sconto applicato. Il prezzo deve essere inoltre esposto in modo chiaro e ben leggibile. Controllare che fra la merce in saldo non ce ne sia di nuova a prezzo pieno. La merce in saldo deve essere separata in modo chiaro dalla ‘nuova’. Diffidare delle vetrine coperte da manifesti che non vi consentono di vedere la merce.

 

8) Prova dei capi: non c’è l’obbligo. È rimesso alla discrezionalità del negoziante. Il consiglio è di diffidare dei capi di abbigliamento che possono essere solo guardati.

 

9) Pagamenti. Nei negozi che espongono in vetrina l’adesivo della carta di credito o del bancomat, il commerciante è obbligato ad accettare queste forme di pagamento anche per i saldi, senza oneri aggiuntivi.

10) Allerta fregature. Se pensate di avere preso una fregatura, rivolgetevi al Codacons oppure chiamate i vigili urbani.

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CODACONS VDA CONDIVIDE LE SCELTE DEI CITTADINI-REFENDARI

Gestione e smaltimento rifiuti. Il Codacons VdA condivide le scelte operate dai cittadini-referendari ed esprime preoccupazione per le scelte effettuate dall’Amministrazione Regionale.
La Regione Valle d’Aosta ha sbagliato approccio al tema rifiuti. Era, infatti, indispensabile un confronto aperto e partecipato di tutti i soggetti coinvolti, mentre non è stato dato avvio ad alcun processo partecipativo. Le scelte adottate nell’ultimo quinquennio non hanno garantito il rispetto delle indicazioni legislative e la mancata raccolta dell’organico, il mancato avvio della raccolta porta a porta e del compostaggio collettivo rischiano di avere ripercussioni sulle bollette future. Per il Codacons VdA tenuto conto del livello quantitativo dei rifiuti prodotti, era opportuno prendere in considerazione la strada più economica e consentire l’invio del materiale residuo (CDR) fuori Valle.
Lo scenario “Valle d’Aosta virtuosa – zero waste” (con raccolta separata della frazione organica) presentato oltre due anni or sono, prevedeva un costo di tre o quattro volte inferiore e anche la sola introduzione del “Metodo di Riciclo Vedelago” (pre-selezione ed estrusione del materiale residiuo) avrebbe consentito di ottimizzare la raccolta differenziata e diminuire il materiale da avviare in discarica, con risparmio di volumi e di soldi per i cittadini.
La decisione assunta, da ultimo, da Asso Consum (associazione non  riconosciuta, fino ad oggi, a livello regionale) di adire il Tar sul
quesito referendario appare avulsa e fuori contesto, anche perché il quesito risulta regolarmente ammesso dagli esperti costituzionalisti nominati dalla Presidenza del Consiglio Regionale. Il Codacons VdA ritiene fortemente auspicabile il rigetto da parte del Tar dell’impugnativa, e la contrasterà in tutti i modi possibili.
Il Codacons VdA ritiene importante che i cittadini si pronuncino sul quesito che appare estremamente chiaro: “In considerazione delle ridotte dimensioni territoriali della regione e dei limitati quantitativi di rifiuti prodotti e al fine di tutelare la salute e di perseguire criteri di economicità, efficienza ed efficacia, nel ciclo integrato dei rifiuti solidi urbani e dei rifiuti speciali non pericolosi, non si realizzano né si utilizzano sul territorio regionale impianti di trattamento a caldo quali incenerimento, termovalorizzazione, pirolisi o gassificazione.”

Gestione rifiuti. Le scelte adottate dalla Regione Valle d’Aosta e le loro conseguenze sulle tasche dei cittadini- utenti: i costi attualmente sostenuti saranno da moltiplicare per tre.

La scelta della Regione Valle d’Aosta non appare convincente e comporterà sicuri aggiori costi per le tasche dei cittadini-utenti.

Ad oltre un anno dalla decisione assunta dall’Amministrazione Regionale non sono ancora chiare le reali conseguenze sulle tasche dei cittadini della nuova gestione dei rifiuti. Di certo, ad oggi, risulta solo l’importo del bando per la fornitura del servizio smaltimento pari a 220 milioni di euro (11 milioni per ogni anno di attività).

Per il Codacons Vda è una cifra inspiegabilmente enorme , soprattutto tenendo conto che, con l’ipotetica “valorizzazione energetica” della materia, ci dovrebbero essere cospicui ricavi provenienti dalla vendita dell’energia elettrica prodotta.

Perché  non diminuiscono i costi sostenuti dai cittadini?

Perché si sceglie un bando di fornitura di servizi e non l’acquisto dell’impianto?

Perché l’energia prodotta e venduta non può andare a vantaggio dei cittadini?

Perché non comparare prima i dati relativi al bilancio economico finanziario e poi arrivare ad una scelta più consapevole?

Perché prima è avvenuta la scelta della tecnologia/impianto e poi la valutazione dei costi?

Di sicuro non è stata presa in considerazione la strada più economica cioè la produzione del CDR (combustibile da rifiuto) e l’invio del materiale residuo fuori Valle presso cementifici appositamente autorizzati.

Con questa scelta si otterrebbero anche indubbi vantaggi ambientali.

La decisione assunta in Consiglio regionale senza aver preso in considerazione un bilancio economico-finanziario dei vari scenari può rivelarsi fuorviante.

Si rileva, inoltre, che con impianti più leggeri (senza impianti di incenerimento) e con una migliore organizzazione, tenuto conto dei volumi di produzione (l’intera Valle d’Aosta produce materiali da riciclo come un quartiere di una grande città circa 30.000 tonnellate annue), la spesa a carico dei cittadini sarebbe potuta essere molto più contenuta.

L’applicazione di semplici regole di buona condotta amministrativa avrebbero imposto maggiore trasparenza e una migliore valutazione delle proposte formulate da parte delle associazioni attive nel settore specifico ( nello specifico si vedano le proposte presentate da Comitato Rifiuti Zero, Amici del Viale della Pace e  Legambiente Vda.

Si rileva inoltre che gli strumenti di informazione adottati non si avvicinano minimamente agli strumenti di partecipazione civica messi in atto in altre realtà territoriali.

La scelta della Regione Valle d’Aosta non appare convincente e comporterà sicuri aggiori costi per le tasche dei cittadini-utenti.

La mancanza di incentivi e sanzioni specifiche nell’ambito della gestione rifiuti, inoltre, non spinge verso obiettivi virtuosi, mentre non appare condivisibile la scelta adottata in data 3 novembre 2010 di non attivare, come previsto dall’attuale normativa, una idonea raccolta e gestione della frazione organica.

Lo scenario “Valle d’Aosta virtuosa – zero waste” (con raccolta separata della frazione organica) presentato nel corso delle audizioni consiliari  non pubbliche (il regolamento del Consiglio Regionale non prevede una completa trasparenza dei lavori all’interno delle commissioni) prevede una spesa di tre o quattro volte inferiore rispetto allo scenario indicato dall’Amministrazione regionale. Non risulta, altresi, essere stato preso in considerazione lo studio del 24 novembre 2009 che valuta positivamente il “Metodo di Riciclo Vedelago” che con una semplice costruzione di un centro di pre-selezione ed estrusione avrebbe consentito di ottimizzare la raccolta differenziata e diminuire il materiale da avviare in discarica, con risparmio di soldi per tutti  i cittadini coinvolti che giova ricordarlo pagheranno il conto.

Osservazioni/integrazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale 2010-2012 della Valle d’Aosta.

Si riportano di seguito le prime osservazioni inviate agli Uffici competenti dell’Assessorato Regionale alla Sanità e Politiche sociali. Non appena saranno pervenute ulteriori nuove indicazioni si provvederà ad inoltrarle.

Si invitano tutte le associazioni del Terzo Settore (Volontariato o Associazioni di promozione sociale) operanti in Valle nonchè i cittadini interessati ad inviarci o a rendere disponibili le proprie osservazioni e/o proposte.

Si ringrazia anticipatamente.

Il Codacons VdA in relazione alla bozza di piano pubblicata sul sito www.regione.vda.it alla voce “sanità” e facendo seguito al primo incontro avvenuto in data 5 luglio 2010, avanza alcune osservazioni e proposte di integrazione della bozza di lavoro. Si riserva, inoltre, di inviare ulteriori elementi qualora gli stessi siano meritevoli di inserimento nel piano definitivo.
Si ritengono ampiamente condivisibili gli obiettivi indicati a base del piano regionale quali la razionalizzazione dell’attività di prevenzione e cura, il potenziamento della continuità assistenziale e la domiciliarità delle cure, l’impegno a mantenere alti i livelli di prestazione all’interno delle strutture in ambito ospedaliero. Si rileva, per contro, come molte indicazioni appaiono troppo generiche anche tenendo conto di quanto formalizzato nel precedente piano regionale in cui per i vari capitoli risultavano indicati appositi indicatori e cronoprogrammi. Con l’occasione si segnala che per alcuni obiettivi prefissati nel precedente piano non risulta possibile individuare gli opportuni riscontri.

Si propone pertanto di integrare la bozza con i seguenti punti:

  1. Riconoscimento del ruolo e delle potenzialità delle associazioni dei consumatori nel settore sanitario, in particolare nelle fasi relative alla programmazione e alla rilevazione degli standard di qualità e per gli iter relativi alla semplificazione burocratica, nonché nella individuazione dei LEA regionali.
  2. Avvio a livello regionale del progetto di “audit civico sanitario” come già realizzato in 6 regioni e 134 Asl.
  3. Indicazione in modo più specifico dei Lea regionali
  4. Indicazione in dettaglio degli obiettivi di razionalizzazione della spesa
  5. Istituzione di apposita “area pediatrica” nell’ambito della struttura ospedaliera
  6. Adozione dell’obiettivo della programmazione partecipata con il coinvolgimento costante degli attori sociali (associazioni del terzo settore con obiettivi specifici), nonché di un sistema di valutazione verificabile, controllabile e aperto alla consultazione da parte delle associazioni dei consumatori basato su indicatori di qualità ed affidabilità garantendo sempre la partecipazione dei cittadini, cioè il punto di vista esterno del cittadino-utente
  7. Indicazione in modo più puntuale delle modalità di integrazione socio-sanitaria con l’insieme di tutte le politiche rivolte alla persona.
  8. Avvio del progetto “codice d’argento” (già attuato in alcune regioni, previo adattamento alla realtà regionale) finalizzato a diminuire i ricoveri ospedalieri inappropriati di persone anziane.
  9. Piano di zona: attivazione in tempi brevi del percorso di avvio concreto.
  10. Interventi in campo odontoiatrico (prevenzione e cura) facilitando l’accesso ai pazienti bisognosi di protesi.
  11. Evitare le sofferenze e il dolore non necessari: ogni individuo ha il diritto di evitare quanta più sofferenza possibile, in ogni fase della sua malattia. Prevedere monitoraggio periodico del fenomeno attraverso apposite iniziative in collaborazione con le associazioni già operanti nel settore.
  12. Riconoscimento malattie invalidanti: aggiornare l’elenco patologie invalidanti inserendo i pazienti cefalalgici.
  13. Prevenzione e sicurezza dei luoghi di lavoro: indicazione di maggiori dettagli e di fondi destinati alla formazione specifica.
  14. Donne oggetto di violenza: il piano non sviluppa adeguatamente le problematiche attinenti alle donne in particolare a quelle oggetto di violenza fisica e psicologica. La struttura in essere prevede solo un’accoglienza di donne (anche con bambini) ma esclude le donne con a carico genitori con patologie gravi. Molte famiglie o cittadini italiani di origine extracomunitaria impongono alle figlie (ancora minorenni) il matrimonio combinato ed obbligatorio. In Francia sono già attivi servizi di sostegno e campagne di informazione presso le popolazione a rischio.
  15. Tate familiari: si propone l’attivazione di un nuovo corso.
  16. Anziani e microcomunità (pubbliche e private): adozione di modalità uniformi e preventive per avviare la ristrutturazione e messa in sicurezza delle strutture previo coordinamento con gli organi di vigilanza ad esso deputati. Si segnala che molte famiglie sono divise e non abitano neppure nello stesso paese. In molti casi la struttura esterna è l’unica via percorribile. Valutare la possibilità di introdurre piccole strutture miste dove venga dato un servizio di base (notturno e di assistenza) e che possa essere autogestito dai parenti, oppure strutture per i quali gli anziani usano la pensione e si autogestiscono (con costi limitati a carico del bilancio regionale).
  17. Asili nido: si rileva che la copertura sul territorio non risulta sufficiente. Sono molte le famiglie escluse negli anni passati che si sono dovute “arrangiare”. Il numero di richieste è destinato a crescere. Per gli asili sul territorio si tratta di valutare un aumento della disponibilità dei posti e permettere l’accesso con deroghe motivate anche ai residenti fuori comune (per tutta la Valle d’Aosta). Promuovere una analisi su tutte le strutture per capire meglio le criticità e gli spazi di intervento, senza spreco di risorse.
  18. Minori e disabilità: potenziare la formazione specifica e personale nel settore di intervento relativo ad assistenti sociali, educatrici e psicologi con specializzazione sui vari settori: minori, adulti oggetto di violenza, disabilità, separazioni conflittuali ecc…  In molti casi il personale è assunto ad ore e non sempre ha la preparazione specifica e l’aggiornamento allo specifico tipo di intervento necessario. E importante prevedere personale non saltuario con specifica formazione e possibilità di seguire la famiglia e soprattutto i minori.

Con l’occasione si include apposita scheda illustrativa del progetto “Audit civico sanitario“.
L’Audit civico è un’analisi critica e sistematica dell’azione delle aziende sanitarie promossa dalle organizzazioni civiche, orientata a:
• dare uno spessore concreto alla centralità, sempre invocata ma poco praticata, del punto di vista del cittadino;
• rendere trasparente e verificabile l’azione delle aziende sanitarie;
• prevenire il rischio che la maggiore autonomia dei governi regionali e locali si traduca in una diversificazione dei diritti dei cittadini e degli standard dei servizi.

L’Audit civico si fonda su una metodologia volta a:
• creare un contesto che rende possibile la collaborazione attiva fra cittadini e aziende;
• produrre informazioni, non attingibili per altra via, utili per colmare le lacune delle altre procedure di valutazione;
• evidenziare le aree critiche ed individuare le azioni correttive praticabili.

L’Audit civico si propone di rispondere a quattro domande che nascono dall’esperienza del cittadino comune nei servizi sanitari:
1. In quale misura l’organizzazione dei servizi sanitari assume la centralità dell’utente?
2. Quale attenzione viene riservata alla qualità della vita e alla sicurezza dei malati nelle percorsi clinici e assistenziali?
3. Quale ruolo attivo viene riconosciuto alla partecipazione dei cittadini nel miglioramento dei servizi sanitari?
4. Come risponde l’azienda sanitaria ai problemi ritenuti urgenti dalla comunità locale?

La struttura di valutazione messa a punto da Cittadinanzattiva è, ad oggi, articolata in 4 componenti, 12 fattori e 380 indicatori.
La prima componente riguarda l’orientamento ai cittadini, cioè l’attenzione dimostrata dall’azienda per ambiti spesso problematici per gli utenti dei servizi sanitari, comprende i seguenti fattori;

  • accesso alle prestazioni sanitarie;
  • tutela dei diritti e miglioramento della qualità;
  • personalizzazione delle cure, privacy e assistenza ai degenti e alle loro famiglie;
  • informazione logistica e sanitarie, comunicazione ed educazione;
  • comfort – prestazioni alberghiere.

La seconda componente si riferisce all’impegno dell’azienda nel promuovere qualità della vita e la sicurezza dei malati nei seguenti ambiti:
• sicurezza dei pazienti;
• sicurezza delle strutture e degli impianti;
• malattie croniche e oncologia;
• gestione del dolore;
• prevenzione.

La terza componente è il coinvolgimento delle organizzazioni civiche nelle politiche aziendali, con due fattori di valutazione:
• attuazione e funzionamento degli istituti di partecipazione degli utenti;
• altre forme di partecipazione e interlocuzione cittadini/azienda sanitaria.

La quarta componente concerne la capacità di risposta dell’azienda sanitaria ad un problema concreto vissuto come urgente dalla comunità locale. Ogni fattore è indagato attraverso la rilevazione di una serie di indicatori, raccolti in una matrice per la valutazione civica nei servizi sanitari. La matrice contiene circa 380 indicatori ed è articolata in 3 livelli:
• il primo livello contiene gli indicatori applicabili all’azienda sanitaria nel suo complesso (livello aziendale);
• il secondo livello contiene gli indicatori relativi agli ospedali (livello dell’assistenza ospedaliera);
• il terzo livello contiene gli indicatori relativi alla medicina di famiglia, alle cure domiciliari, alla medicina specialistica territoriale e ai servizi di salute mentale e per le tossicodipendenze (livello delle cure primarie).

Per ogni fattore e per ogni livello di applicazione vengono calcolati gli indici quantitativi di adeguamento agli standard (IAS), che esprimono in quale misura i valori raccolti per gli indicatori raggruppati in un fattore di valutazione corrispondono ai “valori attesi”, vale a dire agli standard di riferimento. Il calcolo degli IAS permette di integrare la valutazione locale con il benchmarking e cioè con la valutazione comparativa tra le diverse realtà aziendali.

L’Audit civico è condotto da una équipe operativa, composta da cittadini volontari e operatori indicati dalla Direzione sanitaria, con un responsabile aziendale nominato dalla Direzione generale e un responsabile civico designato dalle Organizzazioni aderenti. I cittadini volontari sono sia aderenti di organizzazioni civiche sia cittadini che comunicano la propria disponibilità rispondendo a bandi pubblici di comunicazione.
L’équipe dopo uno specifico addestramento e con l’assistenza tecnica delle Associazioni aderenti provvede a:

  • definire il progetto locale;
  • raccogliere i dati;
  • redigere il rapporto di valutazione;
  • definire le aree critiche e le azioni di miglioramento;
  • verificare gli esiti attraverso la realizzazione di un nuovo ciclo di valutazione, garantendo la pubblicità e la trasparenza della valutazione.

Le valutazioni locali saranno integrate con le azioni necessarie per garantire il raccordo con le politiche regionali (accreditamento, monitoraggio del sistema, sviluppo degli Urp e dei sistemi di qualità, valutazione dei dirigenti).

mail to: info@codacons.vda.it