La scelta della Regione Valle d’Aosta non appare convincente e comporterà sicuri aggiori costi per le tasche dei cittadini-utenti.
Ad oltre un anno dalla decisione assunta dall’Amministrazione Regionale non sono ancora chiare le reali conseguenze sulle tasche dei cittadini della nuova gestione dei rifiuti. Di certo, ad oggi, risulta solo l’importo del bando per la fornitura del servizio smaltimento pari a 220 milioni di euro (11 milioni per ogni anno di attività).
Per il Codacons Vda è una cifra inspiegabilmente enorme , soprattutto tenendo conto che, con l’ipotetica “valorizzazione energetica” della materia, ci dovrebbero essere cospicui ricavi provenienti dalla vendita dell’energia elettrica prodotta.
Perché non diminuiscono i costi sostenuti dai cittadini?
Perché si sceglie un bando di fornitura di servizi e non l’acquisto dell’impianto?
Perché l’energia prodotta e venduta non può andare a vantaggio dei cittadini?
Perché non comparare prima i dati relativi al bilancio economico finanziario e poi arrivare ad una scelta più consapevole?
Perché prima è avvenuta la scelta della tecnologia/impianto e poi la valutazione dei costi?
Di sicuro non è stata presa in considerazione la strada più economica cioè la produzione del CDR (combustibile da rifiuto) e l’invio del materiale residuo fuori Valle presso cementifici appositamente autorizzati.
Con questa scelta si otterrebbero anche indubbi vantaggi ambientali.
La decisione assunta in Consiglio regionale senza aver preso in considerazione un bilancio economico-finanziario dei vari scenari può rivelarsi fuorviante.
Si rileva, inoltre, che con impianti più leggeri (senza impianti di incenerimento) e con una migliore organizzazione, tenuto conto dei volumi di produzione (l’intera Valle d’Aosta produce materiali da riciclo come un quartiere di una grande città circa 30.000 tonnellate annue), la spesa a carico dei cittadini sarebbe potuta essere molto più contenuta.
L’applicazione di semplici regole di buona condotta amministrativa avrebbero imposto maggiore trasparenza e una migliore valutazione delle proposte formulate da parte delle associazioni attive nel settore specifico ( nello specifico si vedano le proposte presentate da Comitato Rifiuti Zero, Amici del Viale della Pace e Legambiente Vda.
Si rileva inoltre che gli strumenti di informazione adottati non si avvicinano minimamente agli strumenti di partecipazione civica messi in atto in altre realtà territoriali.
La scelta della Regione Valle d’Aosta non appare convincente e comporterà sicuri aggiori costi per le tasche dei cittadini-utenti.
La mancanza di incentivi e sanzioni specifiche nell’ambito della gestione rifiuti, inoltre, non spinge verso obiettivi virtuosi, mentre non appare condivisibile la scelta adottata in data 3 novembre 2010 di non attivare, come previsto dall’attuale normativa, una idonea raccolta e gestione della frazione organica.
Lo scenario “Valle d’Aosta virtuosa – zero waste” (con raccolta separata della frazione organica) presentato nel corso delle audizioni consiliari non pubbliche (il regolamento del Consiglio Regionale non prevede una completa trasparenza dei lavori all’interno delle commissioni) prevede una spesa di tre o quattro volte inferiore rispetto allo scenario indicato dall’Amministrazione regionale. Non risulta, altresi, essere stato preso in considerazione lo studio del 24 novembre 2009 che valuta positivamente il “Metodo di Riciclo Vedelago” che con una semplice costruzione di un centro di pre-selezione ed estrusione avrebbe consentito di ottimizzare la raccolta differenziata e diminuire il materiale da avviare in discarica, con risparmio di soldi per tutti i cittadini coinvolti che giova ricordarlo pagheranno il conto.