Si riportano di seguito le prime osservazioni inviate agli Uffici competenti dell’Assessorato Regionale alla Sanità e Politiche sociali. Non appena saranno pervenute ulteriori nuove indicazioni si provvederà ad inoltrarle.
Si invitano tutte le associazioni del Terzo Settore (Volontariato o Associazioni di promozione sociale) operanti in Valle nonchè i cittadini interessati ad inviarci o a rendere disponibili le proprie osservazioni e/o proposte.
Si ringrazia anticipatamente.
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Il Codacons VdA in relazione alla bozza di piano pubblicata sul sito www.regione.vda.it alla voce “sanità” e facendo seguito al primo incontro avvenuto in data 5 luglio 2010, avanza alcune osservazioni e proposte di integrazione della bozza di lavoro. Si riserva, inoltre, di inviare ulteriori elementi qualora gli stessi siano meritevoli di inserimento nel piano definitivo.
Si ritengono ampiamente condivisibili gli obiettivi indicati a base del piano regionale quali la razionalizzazione dell’attività di prevenzione e cura, il potenziamento della continuità assistenziale e la domiciliarità delle cure, l’impegno a mantenere alti i livelli di prestazione all’interno delle strutture in ambito ospedaliero. Si rileva, per contro, come molte indicazioni appaiono troppo generiche anche tenendo conto di quanto formalizzato nel precedente piano regionale in cui per i vari capitoli risultavano indicati appositi indicatori e cronoprogrammi. Con l’occasione si segnala che per alcuni obiettivi prefissati nel precedente piano non risulta possibile individuare gli opportuni riscontri.
Si propone pertanto di integrare la bozza con i seguenti punti:
- Riconoscimento del ruolo e delle potenzialità delle associazioni dei consumatori nel settore sanitario, in particolare nelle fasi relative alla programmazione e alla rilevazione degli standard di qualità e per gli iter relativi alla semplificazione burocratica, nonché nella individuazione dei LEA regionali.
- Avvio a livello regionale del progetto di “audit civico sanitario” come già realizzato in 6 regioni e 134 Asl.
- Indicazione in modo più specifico dei Lea regionali
- Indicazione in dettaglio degli obiettivi di razionalizzazione della spesa
- Istituzione di apposita “area pediatrica” nell’ambito della struttura ospedaliera
- Adozione dell’obiettivo della programmazione partecipata con il coinvolgimento costante degli attori sociali (associazioni del terzo settore con obiettivi specifici), nonché di un sistema di valutazione verificabile, controllabile e aperto alla consultazione da parte delle associazioni dei consumatori basato su indicatori di qualità ed affidabilità garantendo sempre la partecipazione dei cittadini, cioè il punto di vista esterno del cittadino-utente
- Indicazione in modo più puntuale delle modalità di integrazione socio-sanitaria con l’insieme di tutte le politiche rivolte alla persona.
- Avvio del progetto “codice d’argento” (già attuato in alcune regioni, previo adattamento alla realtà regionale) finalizzato a diminuire i ricoveri ospedalieri inappropriati di persone anziane.
- Piano di zona: attivazione in tempi brevi del percorso di avvio concreto.
- Interventi in campo odontoiatrico (prevenzione e cura) facilitando l’accesso ai pazienti bisognosi di protesi.
- Evitare le sofferenze e il dolore non necessari: ogni individuo ha il diritto di evitare quanta più sofferenza possibile, in ogni fase della sua malattia. Prevedere monitoraggio periodico del fenomeno attraverso apposite iniziative in collaborazione con le associazioni già operanti nel settore.
- Riconoscimento malattie invalidanti: aggiornare l’elenco patologie invalidanti inserendo i pazienti cefalalgici.
- Prevenzione e sicurezza dei luoghi di lavoro: indicazione di maggiori dettagli e di fondi destinati alla formazione specifica.
- Donne oggetto di violenza: il piano non sviluppa adeguatamente le problematiche attinenti alle donne in particolare a quelle oggetto di violenza fisica e psicologica. La struttura in essere prevede solo un’accoglienza di donne (anche con bambini) ma esclude le donne con a carico genitori con patologie gravi. Molte famiglie o cittadini italiani di origine extracomunitaria impongono alle figlie (ancora minorenni) il matrimonio combinato ed obbligatorio. In Francia sono già attivi servizi di sostegno e campagne di informazione presso le popolazione a rischio.
- Tate familiari: si propone l’attivazione di un nuovo corso.
- Anziani e microcomunità (pubbliche e private): adozione di modalità uniformi e preventive per avviare la ristrutturazione e messa in sicurezza delle strutture previo coordinamento con gli organi di vigilanza ad esso deputati. Si segnala che molte famiglie sono divise e non abitano neppure nello stesso paese. In molti casi la struttura esterna è l’unica via percorribile. Valutare la possibilità di introdurre piccole strutture miste dove venga dato un servizio di base (notturno e di assistenza) e che possa essere autogestito dai parenti, oppure strutture per i quali gli anziani usano la pensione e si autogestiscono (con costi limitati a carico del bilancio regionale).
- Asili nido: si rileva che la copertura sul territorio non risulta sufficiente. Sono molte le famiglie escluse negli anni passati che si sono dovute “arrangiare”. Il numero di richieste è destinato a crescere. Per gli asili sul territorio si tratta di valutare un aumento della disponibilità dei posti e permettere l’accesso con deroghe motivate anche ai residenti fuori comune (per tutta la Valle d’Aosta). Promuovere una analisi su tutte le strutture per capire meglio le criticità e gli spazi di intervento, senza spreco di risorse.
- Minori e disabilità: potenziare la formazione specifica e personale nel settore di intervento relativo ad assistenti sociali, educatrici e psicologi con specializzazione sui vari settori: minori, adulti oggetto di violenza, disabilità, separazioni conflittuali ecc… In molti casi il personale è assunto ad ore e non sempre ha la preparazione specifica e l’aggiornamento allo specifico tipo di intervento necessario. E importante prevedere personale non saltuario con specifica formazione e possibilità di seguire la famiglia e soprattutto i minori.
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Con l’occasione si include apposita scheda illustrativa del progetto “Audit civico sanitario“.
L’Audit civico è un’analisi critica e sistematica dell’azione delle aziende sanitarie promossa dalle organizzazioni civiche, orientata a:
• dare uno spessore concreto alla centralità, sempre invocata ma poco praticata, del punto di vista del cittadino;
• rendere trasparente e verificabile l’azione delle aziende sanitarie;
• prevenire il rischio che la maggiore autonomia dei governi regionali e locali si traduca in una diversificazione dei diritti dei cittadini e degli standard dei servizi.
L’Audit civico si fonda su una metodologia volta a:
• creare un contesto che rende possibile la collaborazione attiva fra cittadini e aziende;
• produrre informazioni, non attingibili per altra via, utili per colmare le lacune delle altre procedure di valutazione;
• evidenziare le aree critiche ed individuare le azioni correttive praticabili.
L’Audit civico si propone di rispondere a quattro domande che nascono dall’esperienza del cittadino comune nei servizi sanitari:
1. In quale misura l’organizzazione dei servizi sanitari assume la centralità dell’utente?
2. Quale attenzione viene riservata alla qualità della vita e alla sicurezza dei malati nelle percorsi clinici e assistenziali?
3. Quale ruolo attivo viene riconosciuto alla partecipazione dei cittadini nel miglioramento dei servizi sanitari?
4. Come risponde l’azienda sanitaria ai problemi ritenuti urgenti dalla comunità locale?
La struttura di valutazione messa a punto da Cittadinanzattiva è, ad oggi, articolata in 4 componenti, 12 fattori e 380 indicatori.
La prima componente riguarda l’orientamento ai cittadini, cioè l’attenzione dimostrata dall’azienda per ambiti spesso problematici per gli utenti dei servizi sanitari, comprende i seguenti fattori;
- accesso alle prestazioni sanitarie;
- tutela dei diritti e miglioramento della qualità;
- personalizzazione delle cure, privacy e assistenza ai degenti e alle loro famiglie;
- informazione logistica e sanitarie, comunicazione ed educazione;
- comfort – prestazioni alberghiere.
La seconda componente si riferisce all’impegno dell’azienda nel promuovere qualità della vita e la sicurezza dei malati nei seguenti ambiti:
• sicurezza dei pazienti;
• sicurezza delle strutture e degli impianti;
• malattie croniche e oncologia;
• gestione del dolore;
• prevenzione.
La terza componente è il coinvolgimento delle organizzazioni civiche nelle politiche aziendali, con due fattori di valutazione:
• attuazione e funzionamento degli istituti di partecipazione degli utenti;
• altre forme di partecipazione e interlocuzione cittadini/azienda sanitaria.
La quarta componente concerne la capacità di risposta dell’azienda sanitaria ad un problema concreto vissuto come urgente dalla comunità locale. Ogni fattore è indagato attraverso la rilevazione di una serie di indicatori, raccolti in una matrice per la valutazione civica nei servizi sanitari. La matrice contiene circa 380 indicatori ed è articolata in 3 livelli:
• il primo livello contiene gli indicatori applicabili all’azienda sanitaria nel suo complesso (livello aziendale);
• il secondo livello contiene gli indicatori relativi agli ospedali (livello dell’assistenza ospedaliera);
• il terzo livello contiene gli indicatori relativi alla medicina di famiglia, alle cure domiciliari, alla medicina specialistica territoriale e ai servizi di salute mentale e per le tossicodipendenze (livello delle cure primarie).
Per ogni fattore e per ogni livello di applicazione vengono calcolati gli indici quantitativi di adeguamento agli standard (IAS), che esprimono in quale misura i valori raccolti per gli indicatori raggruppati in un fattore di valutazione corrispondono ai “valori attesi”, vale a dire agli standard di riferimento. Il calcolo degli IAS permette di integrare la valutazione locale con il benchmarking e cioè con la valutazione comparativa tra le diverse realtà aziendali.
L’Audit civico è condotto da una équipe operativa, composta da cittadini volontari e operatori indicati dalla Direzione sanitaria, con un responsabile aziendale nominato dalla Direzione generale e un responsabile civico designato dalle Organizzazioni aderenti. I cittadini volontari sono sia aderenti di organizzazioni civiche sia cittadini che comunicano la propria disponibilità rispondendo a bandi pubblici di comunicazione.
L’équipe dopo uno specifico addestramento e con l’assistenza tecnica delle Associazioni aderenti provvede a:
- definire il progetto locale;
- raccogliere i dati;
- redigere il rapporto di valutazione;
- definire le aree critiche e le azioni di miglioramento;
- verificare gli esiti attraverso la realizzazione di un nuovo ciclo di valutazione, garantendo la pubblicità e la trasparenza della valutazione.
Le valutazioni locali saranno integrate con le azioni necessarie per garantire il raccordo con le politiche regionali (accreditamento, monitoraggio del sistema, sviluppo degli Urp e dei sistemi di qualità, valutazione dei dirigenti).
mail to: info@codacons.vda.it