(fonte http://codacons.emiliaromagna.it/) Sono fiduciosa che entro Natale 2015 i costi del roaming saranno aboliti per sempre”. Così Neelie Kroes, ex commissario europeo all’agenda digitale, si esprimeva a metà dell’anno scorso, prima che iniziasse la presidenza di turno italiana, rispetto al tema spinoso dei costi per l’accesso su rete internazionale dei servizi mobili, voce e internet.
La reggenza italiana, in effetti, propose il rinvio dell’abolizione dei costi per andare incontro alle lobby-telco, offrendo loro un periodo di transizione più lungo e una sorta di franchigia al di sotto di un certo volume di traffico stabilito delle Authority nazionali.
Le nuove regole
Il nuovo pacchetto regolamentare prevede l’abolizione dei costi di roaming entro il 2018, ma passando per una fase intermedia di applicazione di quella franchigia anzidetta. Si propone, infatti, anche la revisione dei prezzi all’ingrosso, prima tagliando i costi subiti dagli operatori e più tardi anche il prezzi al dettaglio.
Net neutrality
La partita su questo tema sembra ancora del tutto aperta, continuando sulla scia della bozza elaborata dal Governo italiano.
Le principali associazioni europee di settore – da Cable Europe a ETNO, dalla GSMA a Make the Network – chiedono ai politici europei di “favorire un approccio lungimirante, riconoscendo che l’evoluzione di Internet è un processo continuo”.
Il proposito della riforma è che i fornitori di servizi Internet debbano trattare tutto il traffico allo stesso modo, tranne casi particolari, purché non ne risenta il servizio offerto ai consumatori.
L’industria europea sottolinea però molto chiaramente nella sua lettera che “non è tecnologicamente efficace né vantaggioso per i consumatori se il traffico è trattato tutto allo stesso modo. Né è mai stato così”.
Alla nuova Commissione, infine, le associazioni chiedono di lavorare assieme per identificare e rimuovere le attuali barriere regolamentari agli investimenti e alla creazione di capacità di banda: “sarebbe paradossale – concludono – creare nuove barriere attraverso regole mal congegnate”, quando l’obiettivo di tutti dovrebbe essere quello di “contribuire alla realizzazione di un fiorente ecosistema digitale europeo”.
I consumatori ne beneficeranno davvero?
La BEREC (Body of European Regulators for Electronic Communications), cioè l’organizzazione che raggruppa le authority regolatrici del settore TLC di ogni Stato europeo, lo scorso dicembre ha pubblicato un rapporto consultivo sull’abolizione dei costi di roaming.
Il parere espresso nel rapporto non è vincolante per le istituzioni comunitarie, ma avrà un peso considerevole nelle valutazioni politiche.
La BEREC non considera come la scelta migliore quella di creare un unico mercato per le telecomunicazioni mobili e ciò a causa delle:
– differenti abitudini fra Stati membri: i Paesi i cui cittadini si trovano più spesso all’estero subirebbero aggravi di costi maggiori;
– differenti mercati: lo sviluppo del singolo mercato segue logiche nazionali.
Anche in quel documento si invitava a preoccuparsi non solo del prezzo al dettaglio, ma andare ad influire anche sui costi all’ingrosso dal momento che abbassando il prezzo di vendita la domanda crescerebbe rapidamente portando a costi considerevoli per i fornitori.
Il compromesso proposto potrebbe essere la definizione di una tariffa standard giornaliera o settimanale, con limiti prefissati e realistici in modo da non temere costi inaspettati da parte dell’utente finale.
La questione dunque rimane aperta ma se non altro è chiaro l’intento di studiare un meccanismo di maggior beneficio per i consumatori e la più ampia porzione di utenti dei servizi.