Industria: crescita reale?

crescita economica

Secondo i dati resi noti dall’Istat, il fatturato dell’industria italiana ha registrato a marzo un aumento del 6,3% rispetto allo stesso mese del 2009 e un incremento dell’1,5% rispetto al mese di febbraio 2010. Gli ordinativi dell’industria a marzo segnano un + 13,1% su base annua e un + 1% rispetto a febbraio 2010.

Per il Codacons, però, il dato in aumento su base annuale è esclusivamente dovuto al fatto che nel marzo 2009 si registrò, rispetto al marzo 2008, un tracollo sia del fatturato (- 22,6%) che degli ordinativi (- 26%).
Anche l’incremento su base mensile è dovuto al fatto che nel febbraio 2010 si registrò un calo consistente del 2,6% per il fatturato e dello 0,4% per gli ordinativi, rispetto al gennaio dello stesso anno.
Nulla di così positivo, dunque. Quello che invece è sicuramente negativo è che i settori industriali che hanno usufruito degli incentivi del Governo e che, in previsioni dei futuri aumenti di vendite, avrebbero dovuto avere un balzo degli ordinativi, facendo da traino rispetto a tutti gli altri settori non incentivati, non registrano al momento gli incrementi attesi, attestandosi poco sopra alla media degli ordinativi totali. Evidentemente gli imprenditori, almeno fino a fine marzo, non hanno avuto fiducia nel decreto incentivi e negli annunci del Governo che prometteva, con quel decreto, di raggiungere l’ obiettivo di crescita dell’1-1,2%.
Purtroppo tutto questo era stato abbondantemente previsto dal Codacons che a più riprese aveva denunciato come le cifre irrisorie stanziate non solo non sarebbero servite a rilanciare l’economia del Paese, ma nemmeno a rilanciare i settori incentivati. Per questo chiedevamo di aggiungere uno zero agli incentivi decisi con il decreto legge n. 40/2010, passando da 300 milioni a 3 miliardi, di togliere i tetti, che i fondi non fossero a esaurimento, fossero pari al 30% del prezzo di acquisto e riguardassero un numero maggiore di prodotti.
Proposta che chiediamo sia valutata al più presto dal futuro ministro dello Sviluppo Economico, nomina al momento apparentemente dimenticata dal Presidente del Consiglio, ma che sarebbe importante, trattandosi di un ministero chiave per rilancio dell’economia, fosse fatta al più presto.

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Il sole che costa

Anche quest’anno si parla di caro-spiagge. I prezzi saliranno del 2,1% confrontati con quelli dell’anno scorso, per lo meno sul litorale laziale. Anche se il prezzo d’accesso per gli stabilimenti pare rimasto invariato, affittare una sdraio costerà 40 centesimi in più, un lettino aumenta di 15 centesimi. Questi piccoli aumenti sembrano irrisori, ma quando alla fine della stagione ci si ritrova con un’ottantina di euro in meno in tasca, quelli che prima sembravano spiccioli, sono diventati una giornata in meno di vacanza con la famiglia.
Questo riapre anche un vecchio dibattito su come si rischia di perdere turisti a causa di questi continui aumenti. All’estero i prezzi sono più bassi e l’Italia non è l’unico posto dove si possono trovare belle spiagge affacciate al mar Mediterraneo.