Europa, verso il limite di 8 ore nel trasporto di animali da macellazione

La Commissione ENVI Ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una relazione che chiede l’introduzione del limite massimo di 8 ore nel trasporto di animali vivi destinati alla macellazione in tutta Europa. Se approvata in via definitiva, la norma costituirebbe un netto miglioramento delle condizioni di vita degli animali e modificherebbe considerevolmente l’intero settore dell’allevamento europeo. Parte dell’industria di settore italiana teme ripercussioni sulla propria attività. Festeggiano gli animalisti.

La Commissione ENVI approva il limite delle 8 ore, ma non è ancora legge. La Commissione Ambiente ha approvato la relazione di progetto di parere della deputata olandese della sinistra nordica Kartika Tamara Liotard dove viene introdotto il limite delle 8 ore nel trasporto di animali vivi. Il limite si applica a tutti i capi d’allevamento (bovini, ovini, suini, caprini e volatili) trasportati oggi anche per migliaia di chilometri in tutta Europa. L’obiettivo è assicurare agli animali destinati alla macellazione meno sofferenze durante il trasporto e condizioni migliori di quelle attuali, per esempio sull’abbeveraggio, l’aerazione dei veicoli e lo spazio minimo. La relazione approvata è destinata alla commissione Agricoltura e sviluppo rurale, la commissione competente in materia (la ENVI lo è solo per parere) che dovrà approvare una relazione finale di iniziativa sull’impatto delRegolamento europeo sulla protezione degli animali durante il trasporto (CE n. 1/2005).

La campagna internazionale 8hours aveva raccolto un milione di firme in tutta Europa. All’origine del limite sulle 8 ore, c’è una campagna internazionale lanciata dalla Ong animalista Animals’ Angel secondo quanto raccomandato nel 2002 dal Comitato scientifico per la salute e il benessere degli animali della stessa Commissione Europea. Nel rapporto “The Welfare of animals during transport” si legge: “I trasporti di animali vivi dovrebbero essere i più brevi possibile”. La legislazione Ue prevede infatti trasporti anche di parecchi giorni con pause cicliche e alcune semplici misure riguardanti il riposo, l´alimentazione e l’abbeveraggio degli animali. Ma gli animalisti denunciano che troppo spesso queste misure vengono ignorate. All’interno della campagna internazionale 8hours sono state raccolte oltre 1 milione di firme per chiedere all’Ue un impegno in tal senso.

Un pericolo per il settore delle carni suine italiane. Secondo l’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi ASSICA se approvato in via definitiva, il mite delle 8 ore potrebbe danneggiare l’intero settore della trasformazione e della macellazione delle carni suine. Secondo l’associazione, tale disposizione avrebbe come effetto quello di indebolire gravemente l’Industria italiana (e quella di altri Paesi del Sud Europa) di macellazione e di trasformazione, in particolare quella del centro-sud, a favore di quella dei Paesi nordici. L’industria italiana, infatti, attualmente importa suini vivi dai Paesi del centro-nord Europa, come nel caso dei maialini importati da Danimarca e Olanda.

Ripercussioni sul settore dell’allevamento e della macellazione delle carni? Il limite di otto ore obbligherebbe i produttori di carni a utilizzare esclusivamente animali allevati in un raggio geografico limitato che non ecceda appunto le otto ore di trasporto. Alcuni esempi classici di trasporto animale che verrebbero ridimensionati drasticamente sono i suini importati dal nord Europa verso il sud e gli ovini che partono dalla Spagna.

Prossimi passi. La relazione approvata dalla commissione Ambiente, verrà adesso votata dalla commissione Agricoltura per poi essere votata dall’intero Parlamento europeo in sessione plenaria. Il testo finale arriverà alla Commissione europea che potrebbe tenerne conto per eventuali modifiche al Regolamento  CE n. 1/2005.

di Alessio Pisanò

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Acquisti Alimentazione Ambiente CasaAcqua Bollette Mutui Diritti New media Salute Servizi Soldi Viaggi “Energia: diritti a viva voce”: contratti non richiesti nella top ten dei problemi

I contratti non richiesti sono al primo posto della speciale “top ten” delle criticità segnalate dai consumatori nel mercato dell’energia elettrica e del gas, dove alla richiesta crescente di trasparenza e di informazioni attendibili e corrette si accompagnano diversi problemi, dalla contratti non richiesti alle doppie bollette, dai ritardi nella fatturazione a conguagli, rettifiche e rimborsi. Sempre più consumatori chiedono assistenza e informazioni nel mercato dell’energia: oltre 25 mila contatti sono arrivati al numero verde e agli sportelli del progetto “Energia: diritti a viva voce”.

Il progetto è promosso dal Ministero dello Sviluppo economico, realizzato da 17 associazioni del CNCU e finanziato con le sanzioni dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, attraverso la Cassa Conguaglio per il settore elettrico.

A cinque anni dall’apertura del settore elettrico alla concorrenza (nel luglio 2007) due famiglie su dieci, oltre 5,6 milioni, hanno scelto il mercato libero. Solo nell’ultimo anno sono passate al mercato libero oltre un milione e mezzo di famiglie. Ma le possibilità insite nella liberalizzazione e nella concorrenza si scontrano con problemi numerosi, che vanno appunto dai contratti non richiesti – oggetto di una recentissima delibera dell’Autorità per l’energia – ai problemi di fatturazione, alla denuncia di informazioni carenti.

I primi risultati del progetto “Energia: diritti a viva voce”, partito a settembre dello scorso anno, dicono chesono oltre 25 mila i contatti, in costante aumento, arrivati al numero verde 800821212, ai 45 sportelli attivati in tutta Italia e a “IEnergia”, una App resa disponibile per Iphone e Ipad. Il progetto, nato appunto per “dare voce” ai consumatori, vede riunite 17 associazioni del Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti (Federconsumatori, Acu, Adoc, Adiconsum, Altroconsumo, Assoconsum, Assoutenti, Casa del Consumatore, Centro tutela consumatori e utenti, Cittadinanzattiva, Codacons, Codici, Confconsumatori, Lega consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori) ed è stato presentato oggi a Roma alla presenza del presidente dell’Autorità dell’energia Guido Bortoni e delsottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico, e presidente CNCU, Claudio De Vincenti.

Il progetto restituisce una vera e propria “top ten” delle criticità denunciate dai cittadini. Al primo posto c’è la problematica dei contratti non richiesti e il mancato rispetto della regolazione prevista dal Codice di condotta commerciale dell’Autorità, che raccolgono il 13,7% di tutte le richieste di assistenza; seguono i conguagli e le rettifiche degli importi da pagare (pari all’11,6% delle richieste di aiuto) erateizzazioni e rimborsi (10%). Non mancano poi la scarsa informazioni su prezzi e offerte commerciali (7,5%), il mancato o ritardato invio delle bollette (6,3%), seguite più a distanza da problemi legati alla cessazione della fornitura (4,1%), al cambio di fornitore e all’attivazione di una nuova fornitura (3,4%), alla lettura del consumi (2,8%), alle doppie fatturazioni (2,6%) e ad allacciamenti e lavori (2,4%).

Considerando invece l’insieme delle segnalazioni raccolte ed elaborate su un campione di 5 mila contatti, emerge che il 41% delle segnalazioni riguarda problemi di fatturazione; un 27% comprende richiesta di informazioni sia tecniche che commerciali; un altro 22% riguarda tematiche del mercato libero e il 10% comprende richieste legate a scarsa trasparenza e mancanza di comunicazioni su prezzi e tariffe.

“Il progetto durerà un anno e mezzo ma vogliamo che sia strutturale”, ha detto il presidente Federconsumatori Rosario Trefiletti, sottolineando come le pratiche commerciali scorrette e i contratti frutto addirittura di firme false non aiutino certo i cittadini a usufruire dei processi di liberalizzazione.

Negli ultimi quattro anni, l’Autorità per l’energia ha inflitto sanzioni agli operatori per oltre 24 milioni di euro. E lo scorso 23 aprile ha approvato una delibera per contrastare i contratti non richiesti, con diverse misure che saranno operative dal primo giugno. Ha detto il presidente Bortoni: “L’anno scorso abbiamo qualificato quella dei contratti non richiesti come una vera piaga del mercato libero, che toglie fiducia ai consumatori”.

Nella delibera approvata ci sono diversi interventi: “È il venditore – spiega Bortoni –che deve dimostrare che il consumatore ha aderito alla sua proposta commerciale. Ci sono procedure di ripristino che riportano il consumatore nello status quo ante, nel contratto che aveva prima. Siamo poi andati a colpire il valore più grande di un operatore sul mercato: la sua reputazione. Abbiamo infatti identificato una ‘lista nera’ di operatori che dal primo giugno si macchieranno del maggior numero di contratti non richiesti”. Le associazioni dei consumatori avrebbero voluto anche un indennizzo automatico per le vittime di tali pratiche scorrette, ma il presidente dell’Autorità energia spiega: “Se si esagera con l’applicazione degli indennizzi, si mettono in difficoltà gli operatori nuovi entranti. Si rischia di privilegiare gli operatori storici”.