Osservatorio Findomestic: il peso delle tasse annienta la fiducia degli italiani

Lo scenario economico e sociale del Paese convince davvero poco gli italiani. A rivelarlo è, come ogni mese, l’Osservatorio Findomestic, società specializzata nell’erogazione di prestiti a famiglie e imprese. Se nel mese di marzo il grado di fiducia era sceso sino ai 3,4 punti, il dato peggiore della storia, il mese di aprile ha battuto ogni record: la fiducia degli italiani è calata sino ai 3,1 punti.

Una delle motivazioni che, secondo l’Osservatorio Findomestic, ha pesato maggiormente sul calo della fiducia degli italiani è da ricercarsi nell’aumento dell’imposizione fiscale deciso dall’Esecutivo. Preoccupato dalle possibili conseguenze che le nuove tassazioni potrebbero avere sulle buste paga, il 91% degli intervistati ha dichiarato di voler ridurre o di aver già ridotto i propri consumi. C’è da sottolineare tuttavia anche un dato positivo: l’aumento della propensione degli italiani al risparmio. Se infatti nel mese di marzo gli italiani intenzionati a risparmiare rappresentavano appena il 10% del campione, il mese di aprile ha visto salire questa percentuale sino al 14%, che a sorpresa, rappresenta la più elevata negli ultimi due anni.

A pagare le conseguenze di un simile calo della fiducia saranno soprattutto tempo libero, acquisti per la casa e acquisti di elettronica. Subiranno meno questa sfiducia invece gli acquisti per i figli, le spese per l’auto e per gli elettrodomestici, considerate più indispensabili. Anche per quanto riguarda il settore delcredito al consumo, non si esclude il fatto che l’ondata di negatività che ha travolto gli italiani, finirà per travolgere anche le richieste di prestiti finalizzati, ovvero finanziamenti sottoscritti per l’acquisto di determinati beni o servizi. Nordest e Nordovest restano comunque i più pessimisti; Centro, Sud e Isole sembrano invece non aver abbandonato del tutto le speranze.

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Pensioni, Istat: quasi la metà sotto i 1000 euro

Quasi la metà dei pensionati italiani riceve una pensione al di sotto dei 1000 euro mensili. Il 14,4% ha una pensione inferiore a 500 euro, il 31% (5,2 milioni di individui) ha una pensione tra i 500 e i 1.000 euro, il 23,5% riceve tra 1.000 e 1.500 euro e il restante 31,1% ha una pensione superiore a 1.500 euro. Sono alcuni dei numeri pubblicati oggi dall’Istat sulle pensioni.

Un altro dato interessante è quello sulla quantità di pensioni percepite da un unico individuo: il 67,3% dei pensionati percepisce una sola pensione, il 24,8% ne percepisce due e il 6,5% tre; il restante 1,4% è titolare di quattro o più pensioni.

Anche sulle pensioni pesa una differenza di genere: le donne, che rappresentano il 53% dei pensionati, percepiscono assegni di importo medio pari a 12.840 euro, contro i 18.435 euro degli uomini;il 54,9% delle donne riceve meno di 1000 euro, a fronte di una quota del 34,9% tra gli uomini. Il 48,5% dei pensionati ha un’età compresa tra 65 e 79 anni, il 22,3% ne ha più di 80; iI restante 29,1% ha meno di 65 anni.

“Drammatica, allarmante, imbarazzante: non ci sono altri termini per definire la situazione dei pensionati in Italia fotografata dall’Istat. Una situazione peraltro già nota e più volte da noi denunciata”. E’ questo il commento di Massimo Vivoli, vice presidente vicario della Confesercenti e presidenti della Fipac, l’organizzazione dei pensionati dell’associazione, ai dati diffusi oggi dall’istituto di statistica.

E’ assurdo che in un Paese come l’Italia la metà dei pensionati debba lottare per sopravvivere con meno di 1000 euro al mese  e che un 10% percepisca una pensione addirittura inferiore ai  500 euro. E tutto questo a fronte di una pressione fiscale crescente, soprattutto a carico dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, di un potere d’acquisto in caduta libera e di continui aumenti dei prezzi in buona parte legati al costo dei carburanti. Mi auguro – conclude il presidente della Fipac – che i dati dell’Istat contribuiscano a sensibilizzare le forze politiche ed il Governo su questo problema, mettendo in campo misure incisive, realmente capaci di sottrarre milioni di pensionati alla condizione di disagio in cui sono costretti a vivere”.

“I pensionati italiani si confermano i più poveri d’Europa – spiega il Presidente Codacons, Carlo Rienzi – A pesare è soprattutto la pressione fiscale, che nel nostro paese resta elevatissima, mentre altri paesi europei non prevedono alcuna tassazione sulle pensioni. A peggiorare la situazione le ultime misure introdotte in Italia, che hanno determinato un aumento dei prezzi e delle tariffe e una conseguente perdita del potere d’acquisto, già crollato negli ultimi anni. Basti pensare che dal 1993 ad oggi il potere d’acquisto di chi percepisce una pensione medio/bassa è calato di oltre il 50%. Ci chiediamo come faranno a sopravvivere quei 2,4 milioni di italiani che percepiscono una pensione da fame inferiore ai 500 euro, quando ad ottobre scatterà il nuovo rincaro dell’Iva e il conseguente aumento dei prezzi in tutti i settori” – conclude Rienzi.

Da un’analisi di Federpensioni Coldiretti emerge che quasi 1,2 milioni di pensionati coltivatori diretti riceve circa  600 euro al mese e l’importo si abbassa se si analizzano le pensioni di invalidità con 445 euro al mese e le pensioni ai superstiti che toccano a mala pena i 300 euro al mese. Secondo il presidente della Federpensionati Coldiretti Antonio Mansueto “siamo di fronte, ad elementi economici spesso di pura sussistenza che evidenziano situazioni difficili nelle campagne per pensionati che vedono ogni giorno aumenti del costo della vita”.