Fisco: canone RAI è la tassa più evasa dai contribuenti italiani

E’ la tassa concessione televisiva, meglio nota come Canone RAI, la tassa più evasa dai contribuenti italiani. Questo risultato emerso dallo studio sulle imposte più evase dagli Italiani, condotto da KRLS Network of Business Ethics, per conto dell’Associazione Contribuenti Italiani.

Dalla ricerca, si legge in una nota, è emerso che l’evasione del Canone RAI delle famiglie si attesta intorno al 41% con punte che arrivano fino al 87% in alcune regioni quali Campania, Calabria e Sicilia, mentre quello delle imprese si attesta intorno al 96%.

In Italia esistono due canoni: quello ordinario, dovuto dalle famiglie, e quello speciale, dovuto dalle imprese, lavoratori autonomi, enti pubblici, enti pubblici non economici, enti privati. Ma se il canone ordinario è dovuto per il possesso di “apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni”, il canone speciale si paga anche per il possesso di computers e/o monitors e altri apparecchi multimediali (videofonino, videoregistratore, iPod, sistemi di videosorveglianza, ecc.) posseduti dalle imprese o enti pubblici o privati.
L’evasione del canone RAI delle famiglie, che già nel 2005 ammontava al 22%, è balzata, nel 2010, al 41% (contro l’8% della media europea) e, si stima che nel 2011 arriverà al 43%.

Tra i maggiori evasori del Canone Rai figurano le famiglie residenti nelle province di Caserta, Ragusa e Catanzaro, dove l’evasione sfiora il 90% delle famiglie. All’opposto le province più virtuose sono quelle di Aosta, Ferrara e Pisa dove l’evasione si attesta al 12%.

Ma l’evasione maggiore si riscontra nelle imprese. Secondo i dati in Italia esistono circa 4,5 MLN di imprese di cui il 98% collegata con Internet con almeno un computer, per cui almeno 4,4 MLN di imprese dovrebbero pagare il canone speciale. Ma dai dati pubblicati dalla RAI risulta che i canoni speciali riscossi ogni anno sono meno di 180 mila, per cui almeno 4,2 MLN di imprese, non pagano il canone con un 95% di evasione.

Limitandosi ad applicare il canone speciale base di 195,31 euro a 4,2 milioni di imprese, l’evasione e’ di 820 MLN di euro. E se si considera che oltre alle imprese devono pagare il canone anche i lavoratori autonomi, i circoli, le associazioni, le fondazioni, le sedi di partiti politici, gli istituti religiosi, gli artigiani, le scuole e gli enti pubblici e che il canone speciale va pagato per ciascuna sede o ufficio, e che lo stesso varia da 195,31 a 6.510,13 euro l’anno a seconda della tipologia commerciale, Lo Sportello del Contribuente stima che l’evasione del canone speciale supera il miliardo di euro l’anno.
Tra i maggiori evasori del Canone Rai figurano le imprese con sede nelle province di Milano, Venezia, Torino e Roma dove l’evasione sfiora il 98% delle imprese. All’opposto le province più virtuose sono quelle di Aosta, Napoli, Pescara e Firenze dove l’evasione si attesta al 92%.
In assoluto i contribuenti più fedeli restano quelli della Valle d’Aosta, Toscana, Emilia-Romagna e Puglia ma in buona posizione si piazzano anche aventi sede nelle regioni meridionali dell’ Abruzzo, Molise, Puglia e Campania.

L’Italia non ha il canone più alto per le famiglie. In Europa, il record del canone più esoso appartiene all’Islanda con 346 euro, seguita dalla Svezia e Finlandia dove la tassa è pari rispettivamente a 210 e 208,5 euro, dalla Germania con 206 euro, dall’Inghilterra con 176 euro e dalla Francia con 116 euro. All’estremo opposto troviamo la Spagna, il Portogallo, Olanda e Ungheria dove gli utenti non pagano il canone per vedere la TV pubblica.

Perché si evade? Dall’ indagine dell’Associazione Contribuenti Italiani è emerso che il 36% delle famiglie non paga il canone perché c’è la pubblicità sulla TV pubblica, il 31% per la scarsità dei controlli e la percezione che se chi evade non viene punito, il 24% per la scarsità qualità dei programmi e la troppa presenza della politica in TV e solo il 9% perché non ha soldi, mentre l’83% delle imprese evade perché l’Amministrazione finanziaria, durante le verifiche fiscali non richiede le attestazioni del pagamento del canone, nè lo sanziona.

“L’abbonamento alla RAI è una tassa e come tale va pagata – afferma Vittorio Carlomagno presidente dell’ Associazione Contribuenti Italiani – Ed è incredibile che l’amministrazione finanziaria dimentichi di richiedere il pagamento della tassa di concessione governativa durante le verifiche generali, pur avendo la delega all’accertamento”.

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Prezzi e consumi

Osservatorio Prezzi e Tariffe   DGAM
Newsletter online dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe
N. 09/2010 Roma, 28 Ottobre 2010
Indice

� Presentazione

� In sintesi

� Confronto con l’Europa

� I prezzi di ristoranti e bar

� I prezzi più “caldi” e più “freddi”

� I consumi

� La spesa delle famiglie italiane

� I prezzi dei prodotti energetici
Presentazione

Questa Newsletter ha cadenza mensile ed è rivolta a consumatori, associazioni di categoria ed istituti di ricerca. Offre dati e analisi sulle più recenti dinamiche dei prezzi e dei mercati attraverso una sintesi iniziale e successive sezioni di approfondimento.

La Newsletter, curata dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe della Direzione Generale per il Mercato, la Concorrenza, il Consumatore, la Vigilanza e la Normativa tecnica del Ministero per lo Sviluppo Economico, si apre con il confronto della dinamica inflazionistica italiana con quella dell’Area Euro. In questo numero è stato inserito un approfondimento sulla dinamica dei prezzi di ristoranti e bar.

Una sezione è dedicata all’analisi dei beni e dei servizi che hanno pesato di più sull’inflazione (top) e di quelli che, viceversa, hanno contribuito maggiormente a contenere l’aumento complessivo dei prezzi (bottom) in Italia.

La sezione successiva contiene una disamina sull’evoluzione della propensione al risparmio delle famiglie italiane e del reddito disponibile, cui fa seguito un approfondimento a livello territoriale sul trend dei consumi finali delle famiglie italiane.

Un capitolo è dedicato ai mercati energetici nazionali ed internazionali, attraverso l’analisi del tasso di cambio euro-dollaro, del prezzo del Brent e del prezzo industriale e finale della benzina e del gasolio in Italia e nei principali Paesi europei.

Ulteriori informazioni relative ad un ampio set di indicatori sulle più recenti dinamiche inflazionistiche sono consultabili direttamente sul sito www.osservaprezzi.it.

In sintesi

* • A settembre, il tasso d’inflazione nella media dei Paesi dell’Area Euro è pari all’1,8%, in aumento rispetto all’1,6% di agosto; in Italia, il tasso di inflazione calcolato in base all’indice armonizzato scende all’1,6%, dall’1,8% del mese precedente. Conseguentemente il differenziale inflazionistico con l’Area dell’Euro è a favore dell’Italia attestandosi a 0,2 punti percentuali.
* • In Italia il rincaro dei prezzi di ristoranti e bar nel corso del 2009 è stato lievemente più elevato rispetto alla media dei Paesi dell’Area Euro: i prezzi di listino sono aumentati in misura superiore nel Regno Unito, in misura inferiore in Francia, Germania e Spagna.
* • Dall’analisi dei dati Istat (indici NIC) di settembre, gli incrementi dei prezzi più elevati riguardano alcuni carburanti (Gpl e gasolio) e alcuni beni alimentari freschi (tra cui limoni e pomodori da sugo). Tra le voci in ribasso più marcato si segnalano gli alimentari lavorati di acquisto frequente, quali olio di oliva, zucchero e pasta di grano duro.
* • Nel secondo trimestre 2010 la propensione al risparmio delle famiglie italiane (definita dal rapporto tra il risparmio lordo delle famiglie e il reddito disponibile) è tornata a crescere in termini congiunturali, attestandoli al 12,7% dal 12,4% del trimestre precedente. Il valore è però inferiore di 1,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
* • Secondo le stime di contabilità territoriale dell’Istat, nel 2009 la crisi economica si è fatta sentire in modo pesante sui consumi delle famiglie soprattutto nel Mezzogiorno. In tutte le aree del Paese i consumi, in termini quantitativi, sono diminuiti sono diminuiti rispetto all’anno precedente: le famiglie del Nord-Est hanno evidenziato la riduzione della spesa relativamente più contenuta.
* • Negli ultimi mesi il petrolio Brent pare stabilizzarsi intorno ai 60 euro al barile. Il greggio di riferimento europeo sembra ridurre la propria volatilità anche a causa dell’apprezzamento della divisa europea rispetto al dollaro. Il tasso di cambio euro/dollaro, infatti, è passato da 1,2 di giugno a 1,4 in ottobre.
* • Il prezzo industriale della benzina a monte di tasse ed accise è in lieve calo, da 0,566 a settembre a 0,563€/lt (media parziale di ottobre). In leggero rialzo il prezzo del diesel, che passa da 0,593€/lt di settembre a 0,595€/lt. I dati di ottobre presentano, inoltre, una significativa diminuzione dei differenziali di prezzo di benzina e diesel rispetto alla media dell’Area Euro.
* • In calo il prezzo alla colonnina della benzina 1,352 €/litro, per la quale si registra, comunque, un aumento del 7% rispetto a ottobre 2009, mentre è in lieve ripresa il gasolio a 1,222€/litro. Tasse ed accise italiane di entrambi i carburanti risultano quasi sempre inferiori a quelle imposte negli altri Paesi europei.
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* Le informazioni sono aggiornate al 22 ottobre 2010

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Confronto con l’Europa
A SETTEMBRE 2010 LA DINAMICA DEI PREZZI SCENDE IN ITALIA, MENTRE SALE LEGGERMENTE NELL’AREA EURO
Prezzi al consumo (indici armonizzati) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Eurostat – Clicca per ingrandire

A settembre, il tasso d’inflazione nella media dei Paesi dell’Area Euro registra una variazione pari al +1,8%, in leggera salita rispetto al +1,6% di agosto 2010. Il dato medio riflette un’accelerazione del processo inflativo nei principali Paesi. In Germania la dinamica su base annua dei prezzi sale dall’1,0% di agosto al +1,3%. In Francia l’inflazione tendenziale sale dall’1,6% di agosto al +1,8%. In Spagna il tasso d’inflazione passa dal +1,8% di agosto al +2,1%.

In Italia, a settembre il tasso di inflazione calcolato in base all’indice armonizzato si attesta al +1,6% in discesa rispetto all’1,8% dei due mesi precedenti. Il differenziale con l’Area dell’Euro diventa negativo pari a -0,2 punti percentuali dopo il +0,2 registrato in agosto.
Ancora sensibile, se pur in discesa, è invece il divario del nostro Paese con l’Area dell’Euro con riguardo all’inflazione di fondo (calcolata cioè al netto dei prodotti energetici e degli alimentari freschi) che nell’Area dell’Euro a settembre resta, rispetto a dodici mesi prima, sul +1,0% segnato in agosto mentre in Italia scende in settembre all’1,5% rispetto all’1,7% segnato ad agosto 2010.
Il divario tra Italia ed Area dell’Euro per headline inflation e core inflation riflette la più contenuta dinamica dei beni energetici e la più sensibile crescita dei prezzi dei servizi nel nostro Paese.
Nel nostro Paese i beni energetici aumentano in settembre rispetto allo stesso mese del 2009 del 4,7% (era +4,2% in agosto) mentre nella media dei Paesi dell’Euro aumentano del 7,7% (+6,1% in agosto rispetto a 12 mesi prima). Più moderata è anche in Italia l’inflazione per i beni alimentari non lavorati (+0,4% in settembre rispetto a dodici mesi prima, era -0,2% in agosto), mentre nella media dell’Area Euro i prezzi continuano a crescere (+2,5%, era +2,4% in agosto).
Confronto Italia vs. Area Euro – i 10 gruppi di prodotto con l’inflazione più favorevole all’Italia (settembre 2010, variazioni sullo stesso mese dell’anno precedente, indici armonizzati) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Eurostat – Clicca per ingrandire

A settembre la dinamica tendenziale dei prezzi dei servizi decelera lievemente in Italia (+1,8% era +2,0% in agosto) mentre resta stabile nella media dei Paesi che adottano la moneta unica (+1,4% come in agosto).

Confronto Italia vs. Area Euro – i 10 gruppi di prodotto con l’inflazione più sfavorevole all’Italia (settembre 2010, variazioni sullo stesso mese dell’anno precedente, indici armonizzati) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Eurostat – Clicca per ingrandire

Divari sostanzialmente modesti nell’inflazione media con i Paesi dell’Euro sottendono, peraltro, sensibili differenze per singoli gruppi di beni e servizi. In settembre, il differenziale inflazionistico a favore dell’Italia risulta particolarmente significativo per alcuni prodotti: in testa alla graduatoria si trovano i combustibili liquidi, l’elettricità, gli ortaggi e la frutta.

Per converso, il differenziale inflazionistico è particolarmente sfavorevole all’Italia per i seguenti gruppi di prodotti: raccolta delle acque luride, gioielli ed orologi, trasporti di passeggeri per ferrovia, fornitura dell’acqua.
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I prezzi di ristoranti e bar
NEL 2009, IN ITALIA I PREZZI CRESCONO IN MISURA LEGGERMENTE SUPERIORE RISPETTO ALLA MEDIA DEI PAESI DELL’EURO
Prezzi di ristoranti, bar e simili (indici armonizzati) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Eurostat – Clicca per ingrandire

In ambito europeo, nel corso del 2009, i rincari dei ristoranti e bar, in base all’indice armonizzato, sono stati, per i consumatori italiani, leggermente più onerosi rispetto alla media dei Paesi dell’Euro.
Nella media dei Paesi dell’Unione monetaria, i prezzi di listino di questa tipologia di pubblici esercizi sono aumentati del 2,2%, in Italia del 2,4%. Negli altri principali Paesi europei si sono registrati, invece, aumenti di entità differenziata: in Francia i prezzi sono aumentati dell’1%, in Germania del 2%, in Spagna del 2,1%, nel Regno Unito del 3%.

A partire dalla seconda metà del 2009 il differenziale inflazionistico a sfavore dell’Italia si è significativamente accresciuto, per poi tornare a ridursi nei mesi più recenti: a settembre 2010 il suo valore è stato pari a 0,6 punti percentuali.

Nei primi nove mesi dell’anno corrente, mentre in Italia i prezzi salgono su base annua del 2,1%, nell’Area Euro si evidenzia mediamente un rincaro significatamene inferiore, pari all’1,2%.
In Francia sono scesi dello 0,4%, mentre in Germania sono aumentati dell’1,2%, in Spagna dell’1,1%, nel Regno Unito del 3,1%.
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I prezzi più “caldi” e più “freddi”(1)
PER LIMONI E GPL RINCARI SUPERIORI AL 20%
Indici dei prezzi al consumo per l’intera collettività – settembre 2010 (variazioni sull’anno precedente) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Istat, posizioni rappresentative – Clicca per ingrandire

Gli incrementi maggiori dei prezzi di settembre (rispetto alla stabilizzazione del tasso di inflazione, pari al +1,6% come in agosto) riguardano i limoni (+23,8%), il GPL (+20,7%) e i pomodori da sugo (+13,5%).

Aumenti importanti si rilevano anche con riferimento al gasolio per auto (10,4%) e per altri prodotti alimentari: ananas (11,5%), agli (11,2%), pompelmi (9,2%), cipolle (8,2%), patate (7,5%), pesce fresco di acqua dolce (6,4%).

Nel loro insieme i 10 prodotti pesano per l’1,9% sul totale dei consumi delle famiglie e contribuiscono per il 14,4% all’aumento complessivo dei prezzi di settembre.

(1) Le elaborazioni fanno riferimento ad una selezione di 199 posizioni rappresentative sulle 521 del paniere Istat 2010. Le posizioni rappresentative sono un insieme di beni e servizi che costituisce il maggior livello disponibile di disaggregazione.
GLI APPARECCHI TELEFONICI GUIDANO I PRODOTTI IN RIBASSO
Indici dei prezzi al consumo per l’intera collettività – settembre 2010 (variazioni sull’anno precedente) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Istat, posizioni rappresentative – Clicca per ingrandire

La pausa dell’inflazione di settembre risente soprattutto del calo dei prezzi degli apparecchi per la telefonia mobile (-8,1%), fissa (-4,9%) e della frutta (-5%).

Risultano, inoltre, in calo anche i prezzi dell’olio extravergine di oliva (-3,1%), dell’olio di oliva (-2,6%), dello zucchero (-2,3%), della pasta di grano duro (-2,1%), degli ortaggi (-1,9%), dei gelati e dell’olio di mais (-1,5%).

I primi 10 prodotti in diminuzione rappresentano il 3,5% della spesa delle famiglie e forniscono un contributo al rallentamento dell’inflazione generale pari a 0,130 punti percentuali.
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I consumi
TORNA A CRESCERE LA VOGLIA DI RISPARMIO DELLE FAMIGLIE ITALIANE, IN AUMENTO ANCHE I CONSUMI
La propensione al risparmio e il reddito delle famiglie italiane – Fonte: Elaborazione Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Istat – Clicca per ingrandire

Nel secondo trimestre del 2010 la propensione al risparmio delle famiglie è risultata pari al 12,7%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, ma inferiore di 1,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il reddito disponibile delle famiglie in valori correnti è aumentato dello 0,8%, a fronte di un incremento del 2,3% della spesa delle famiglie per consumi finali.
Il potere di acquisto delle famiglie (cioè il reddito disponibile delle famiglie in termini reali) è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, mentre ha registrato una riduzione dello 0,7% rispetto al secondo trimestre del 2009.
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La spesa delle famiglie nelle regioni italiane
NEL 2009 IN FLESSIONE LA SPESA DELLE FAMIGLIE SOPRATTUTTO NEL MEZZOGIORNO
Spesa delle famiglie per ripartizione territoriale (dati percentuali) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Istat – Clicca per ingrandire

Secondo i dati di contabilità territoriale di fonte Istat, il Mezzogiorno è la ripartizione geografica dove nell’ultimo anno la crisi economica si è fatta sentire di più nelle tasche delle famiglie.
Nel 2009, rispetto all’anno precedente, la spesa delle famiglie italiane in termini di volume si è ridotta dell’1,7% nel Nord-Ovest, dell’1% nel Nord-Est, del 2,1% nel Centro e del 2,8% nel Mezzogiorno, a fronte di un valore medio nazionale pari all’1,9%.

Facendo un confronto con i dati relativi all’anno 2000, si evidenzia che il Mezzogiorno è l’unica area del Paese dove le famiglie hanno subito una contrazione dei consumi in termini di volume (-1,4%) negli ultimi dieci anni.
Nelle altre aree la crescita registrata non è però particolarmente elevata: la performance migliore è quella del Nord-Est, pari al 4,7%, che corrisponde ad un poco soddisfacente incremento medio annuo dello 0,5%.
Spesa delle famiglie per regione (variazioni percentuali) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Istat – Clicca per ingrandire

Nel 2009, rispetto all’anno precedente, nel Nord-Ovest il calo dei consumi è superiore alla media di ripartizione, in Lombardia (-1,9%) e più lieve in Piemonte (-1,5%).
Nel Nord-Est la spesa delle famiglie presenta andamenti differenziati a livello regionale: in Veneto il calo è più accentuato (-1,8%), mentre in Friuli Venezia risulta più contenuto (-0,1%).
Al Centro è il Lazio a segnare il risultato meno negativo (-1,2%, contro il -2,1% della ripartizione). Nel Mezzogiorno i consumi mostrano una sostanziale tenuta in Basilicata (-0,4%), mentre scendono fortemente soprattutto in Calabria (-4,1%), Puglia (-3,5%) e Sicilia (-3,1%).

Rispetto all’inizio del decennio, in nessuna regione italiana le famiglie hanno sperimentato una crescita media annua dei propri consumi finali che si avvicini all’1%. In cinque regioni il trend è stato addirittura negativo: tra queste soltanto la Liguria è localizzata al Nord del Paese.
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I prezzi dei prodotti energetici
IL PETROLIO A 60€/BARILE, L’EURO TOCCA QUOTA 1,4 RISPETTO AL DOLLARO
Prezzo del petrolio Brent e cambio euro-dollaro – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati del U.S. DOE e Banca Centrale Europea – Clicca per ingrandire

Nel corso del 2010, le quotazioni del petrolio Brent sono salite da 50 euro al barile fino ad un massimo di 66 €/bbl registrato agli inizi di maggio, per poi oscillare tra i 56 ed i 63€/bbl nei mesi successivi. Da settembre il greggio di riferimento europeo sembra stabilizzarsi su valori compresi tra 59 e 61€/bbl.

Quotato in dollari, tuttavia, il Brent presenta oscillazioni maggiori, essendo passato da 84 a 70$/bbl nel mese di agosto, per risalire fino a 85$/bbl della prima settimana di ottobre. Il 21 ott-2010 un barile costava 82$. Complessivamente, dall’inizio dell’anno il greggio, quotato in euro, è aumentato del 12%.

Sul mercato dei cambi, nel primo semestre 2010, il rapporto fra la divisa statunitense e quella europea è passato da 1,44 a 1,2 dollari per euro, mentre nel secondo si nota una chiara inversione della tendenza che ha riportato il tasso a 1,4. Da giugno 2010 l’euro si è, dunque, apprezzato del 17% rispetto al dollaro.
LIEVE CALO DELLA BENZINA INDUSTRIALE E RIALZO DEL DIESEL
Prezzo industriale della benzina (€/litro, medie mensili) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Commissione Europea – Clicca per ingrandire

In Italia, la media parziale alla terza settimana di ottobre del prezzo della benzina a monte di tasse ed accise è 0,563€/lt (era 0,566 a settembre), corrispondente ad un aumento del 16% su base annua (più ridotta la crescita da gennaio, +3,7%). L’analisi comparata rivela come il prezzo industriale della benzina italiana sia allineato a quello della Spagna, ma superiore di circa 5 centesimi rispetto a Germania e Francia. Il divario sale a 9 €cents rispetto al Regno Unito.

Differenziale Italia – Area Euro del prezzo industriale della benzina (€ cent/litro, gen-2008-ott-10) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Commissione Europea – Clicca per ingrandire

Analizzando il differenziale assoluto tra il prezzo italiano e quello della media dell’Area Euro, ad ottobre si evidenzia un calo da 4,1 a 3,7 €cent/litro, tale valore rispecchia la media annuale del differenziale di prezzo Italia – Area Euro.

Prezzo industriale del gasolio (€/litro, medie mensili) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Commissione Europea – Clicca per ingrandire

La dinamica del prezzo del diesel tasse escluse è speculare a quella della benzina con il prezzo che passa da 0,593€/lt di settembre a 0,595€/lt. In termini tendenziali la crescita è del 20% (+6% da gennaio). Rispetto ai principali Paesi UE, si registrano differenziali analoghi a quelli della benzina: il diesel italiano è allineato allo spagnolo, 5-6 €ç più caro di quello francese e tedesco e 9€ç/litro rispetto al Regno Unito.
Differenziale Italia – Area Euro del prezzo industriale del gasolio (€ cent/litro, gen-2008-ott-10) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Commissione Europea – Clicca per ingrandire

In evidente calo il differenziale del prezzo del diesel a monte di tasse e accise tra Italia e Area Euro (da 3,3 a 2,8 centesimi/litro); la media annuale è 3,1 €cent al litro.
IN DISCESA LA BENZINA ALLA POMPA, LIEVE CRESCITA DEL DIESEL
Prezzo al consumo della benzina (€/litro, medie mensili) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Commissione Europea – Clicca per ingrandire

A ottobre il prezzo della benzina tasse e accise incluse è 1,352 €/litro (era 1,355 a settembre), corrispondente ad un aumento del 7,4% in termini tendenziali (+4,4% da inizio anno). Il prezzo finale della benzina è in linea con quello vigente nei principali Paesi europei: la benzina italiana alla pompa è 2 centesimi più cara della francese e 2 centesimi in meno di quella inglese e tedesca; il differenziale con la media dell’Area Euro è nullo.

Benzina, prezzo industriale e componente fiscale (€/litro, prezzi del 18 ottobre 2010) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Commissione Europea – Clicca per ingrandire

Considerando la componente fiscale del prezzo della benzina, l’Italia presenta valori inferiori a quelli degli altri Paesi considerati (con eccezione della Spagna dove vige un’IVA al 16%), 3 centesimi meno della francese e della media dell’Area Euro, 8 della tedesca e 10 dell’inglese.
Prezzo al consumo del gasolio (euro/litro, medie mensili) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Commissione Europea – Clicca per ingrandire

A ottobre il diesel alla pompa in Italia costa 1,222€/litro (era 1,219 a settembre). Nel corso dell’anno, dopo aver guadagnato un decimo di euro tra febbraio e giugno (da 1,14 a 1,24€/lt), il diesel ha perso 3 centesimi a luglio, per recuperarne uno nell’ultimo bimestre. In termini tendenziali, il carburante presenta un aumento del 11% (+7,3% da gennaio). Nel raffronto internazionale, il diesel alla pompa italiano risulta 6 centesimi più caro del francese, allineato al tedesco e ben 15 centesimi meno che nel Regno Unito.
Gasolio, prezzo industriale e componente fiscale (euro/litro, prezzi del 18 ottobre 2010) – Fonte: Elaborazioni Osservatorio Prezzi e Tariffe – MSE su dati Commissione Europea – Clicca per ingrandire

I dati settimanali evidenziano, per il gasolio italiano, una componente fiscale superiore di 2 centesimi rispetto alla media dell’Area Euro, allineata alla francese ed inferiore, rispettivamente, di 25 e 4 centesimi, a Regno Unito e Germania.
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Newsletter dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe N. 09/2010
A cura del Dipartimento per l’impresa e l’internazionalizzazione
Direzione Generale per il mercato, la concorrenza, il consumatore, la vigilanza e la normativa tecnica
MSE IPI